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L'AFRICA A NAPOLI
di Giovanna Branca*

Loro di Napoli di Pierfrancesco Li Donni segue la squadra partenopea multietnica che cerca di entrare nei cirucuiti professionistici. Racconto di un sogno e un ritratto della città fuori dagli stereotipi

Antonio è il presidente dell'Afronapoli, una squadra di calcio amatoriale che sogna di fare il salto di qualità ed entrare nei circuiti professionistici. La sua particolarità, come dice il nome stesso, è che si tratta di un gruppo di giocatori multietnico accomunato dal vivere nel capoluogo partenopeo. A raccontarla è Loro di Napoli di Pierfrancesco Li Donni, regista palermitano che ha scoperto l'esistenza dell'Afronapoli poco più di due anni fa e da allora si è "inabissato in questa realtà", grazie alla mediazione fornita da Antonio.

La principale attività del presidente non è però seguire la sua squadra sul campo da calcio, quanto girare per uffici - il comune, l'anagrafe, la Federcalcio - per riuscire a tesserare i giocatori e permettere alla sua Afronapoli di giocare a un livello superiore. Un compito arduo dato che buona parte dei calciatori sono migranti come Maxim, ivoriano venuto a Napoli proprio per giocare a calcio e che deve conciliare la sua passione con la necessità di lavorare per vivere e mandare soldi a casa. Un altro, Lello, napoletano a tutti gli effetti, è però apolide: la madre, migrante senza permesso di soggiorno, non lo ha potuto registrare all'anagrafe dato che il padre italiano non l'ha riconosciuto. Tutta la prima parte di Loro di Napoli di Pierfrancesco Li Donni ci mostra Antonio combattere contro i mulini a vento della burocrazia italiana, quasi più macchinosa di quella pietroburghese raccontata da Gogol': per tesserare i giocatori serve che siano residenti in Italia da almeno tre anni. Anche se un ragazzo come Lello ha potuto frequentare la scuola senza carta d'identità, per la legge non può giocare a calcio da professionista.

Per Antonio, tesserare i suoi ragazzi è in fondo solo un pretesto per riuscire a metterli in regola. Allo stesso modo, per Li Donni seguire le partite dell'Afronapoli è un modo per avvicinare i ragazzi che la compongono, e attraverso le loro storie raccontare una Napoli al di fuori degli stereotipi e riflesso, nelle sue contraddizioni e storture, dell'Italia tutta.

Maxim, Lello e Adam - un altro ragazzo napoletano di origini ivoriane - sono insieme ad Antonio i protagonisti di questo racconto. Il dolore di Maxim, lontano da casa e dal suo sogno di vivere del suo talento, è diverso dalla condizione di Lello e Adam che - tra buoni propositi proclamati a madri e fidanzate e qualche vendita sottobanco di profumi contraffatti - conducono una vita del tutto simile a quella dei loro coetanei. Una realtà pienamente riconosciuta dal tessuto sociale in cui vivono, ma rispetto alla quale sono le leggi dello Stato a non riuscire a tenere il passo.

*giornalista de Il Manifesto

Loro di Napoli di Pierfrancesco Li Donni, ven 8 aprile, ore 17.00, Spazio Oberdan