L’ITALIA DOVREBBE INVESTIRE DI PIÙ SUL CINEMA

L’ITALIA DOVREBBE INVESTIRE DI PIÙ SUL CINEMA
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L’onorevole Cécile Kyenge racconta al nostro daily MFN l’importanza della settima arte nella sua formazione e come l’“educazione” alle immagini andrebbe introdotta anche nelle scuole

 

Il Festival del cinema africano d’Asia e America Latina ha inaugurato ieri la sua ventiseiesima edizione. Anche quest’anno si rinnova l’impegno del festival con il premio Il Razzismo è una brutta storia (in collaborazione con la Feltrinelli).

Abbiamo avuto l’occasione di parlare proprio di cinema, razzismo e sensibilizzazione con l’onorevole al Parlamento europeo Cécile Kyenge, co-presidente dell’intergruppo Anti-Racism and Diversity Intergroup (ARDI).

 

Quale può essere per lei il ruolo dell'arte cinematografica in termini di sensibilizzazione sociale e di lotta all'indifferenza?

Per me il cinema è uno strumento molto efficace per sensibilizzare la società. Credo che il cinema sia in grado di togliere la paura. Ha il potere di decostruire gli stereotipi in modo “gentile”. Non se ne ha la percezione, interviene sui nostri preconcetti senza forzature. Credo che il cinema sia uno strumento potentissimo per affermare le diversità.

 

Che importanza ha avuto nella sua formazione il cinema? Un autore/un film a lei particolarmente cari e perché?

Quando ero bambina il cinema era appena arrivato nell’allora Zaire. Fu amore a prima vista. La potenza dell’immagine stimola la curiosità di un bambino. Contribuisce anche ad affrontare ed eliminare le paure. Nel mio Paese allora non c’erano moltissime pellicole. A proposito della funzione sociale della narrazione per immagini, mi ha colpito molto l’effetto che la serie televisiva statunitense I Robinson ha avuto sulla società. Di fronte alla divisione e contrapposizione tra neri e bianchi, ha tentato di decostruire lo stereotipo del nero americano, trasmettendo una rappresentazione della classe media afro-americana. Oggi il nero africano è ancora associato a numerosissimi stereotipi e pregiudizi, anche perché non è ancora oggetto della narrazione del cinema.

Non ho un film che mi ha segnato più di altri, ma molti in diversi aspetti della vita. Posso citarne uno, che ho visto circa un anno fa: Bande des filles. Una rappresentazione molto forte delle cosiddette seconde generazioni francesi. Racconta tuttavia la storia di un pezzo di Francia contemporanea. Utilizzando attori selezionati nelle stesse banlieue, trasmette con efficacia un messaggio importante, rappresentando giovani rinchiusi in una periferia dalla quale non riescono a fuggire: andare oltre il muro è possibile. Il limite fisico della banlieue è un muro, costruzione della nostra mente, che può essere superato.

 

Qual è il passo più importante che dovrebbe fare oggi la società italiana per favorire l'integrazione nell'attuale momento di emergenza?

L’Italia dovrebbe investire molto di più sul cinema. Oggi che la politica fatica ad influenzare positivamente la cultura sociale, servono strumenti “neutrali” che possano entrare nelle case. Solo l’arte, ed è il caso del cinema, è in grado di svolgere un ruolo pedagogico, proponendo una nuova cultura di pacifica covivenza.

La forza di Bande des filles è stata anche quella di coinvolgere in prima persona chi vive in quella situazione, credo che sia molto efficace.

Il cinema è uno strumento così importante che credo che l’educazione alle arti visive debba essere particolarmente curata nelle scuole.

 

http://blog.vita.it/europafrica

www.festivalcinemaafricano.org/new/2016/04/al-festival-il-razzismo-e-sempre-di-piu-una-brutta-storia/

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