SPORT E TELEVISIONE

SPORT E TELEVISIONE
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Una conversazione con il regista televisivo Giancarlo Tomassetti in occasione della Master Class di Milano Film Network, L’immagine sportiva sullo schermo

 

 

La ripresa televisiva in diretta è sul campo, in simultanea, sempre. E la fine dell’evento sportivo, a differenza del cinema e del teatro, è una sorpresa. Inoltre la ripresa tv può davvero “creare” l’evento, come nel caso delle gare ciclistiche. Il Giro d’Italia per gli spettatori non televisivi si riduce a pochi secondi di passaggio dei campioni, la tv invece trasforma la gara in partecipazione grazie a interviste e immagini panoramiche dei luoghi interessati dal percorso.

L’approfondimento è proprio ciò che ha stimolato i migliori registi sportivi negli ultimi tempi, con il digitale l’immagine non è più deteriorabile e i replay ripetibili all’infinito. A questo si aggiungono le telecamere che si muovono in ogni direzione, “braccia” lunghe metri e metri, e soprattutto zoom, che danno la possibilità di seguire gli atleti in ogni movimento.

 

 

Il linguaggio televisivo può migliorare ancora?

Forse sì. Oggi siamo approdati a linguaggi standard in contraddizione con l’unicità dell’evento sportivo. Non esiste più la regia nel senso tradizionale del termine, i registi sono solo realizzatori poiché le tecniche complesse hanno limitato l’autonomia creativa. La regia è diventata fondamentalmente standard e omologata. C’è ancora molto da inventare.

 

 

Quali sono i possibili sviluppi?

«Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate» diceva Hitchock. Una partita in tv può essere la stessa cosa. Quando il gioco è fiacco lo si può rendere più  emozionante, o ancora perfezionare i sistemi di arbitraggio. Per esempio, durante le partite di calcio si potrebbero mettere telecamere per ogni giocatore in campo, così da poter riprendere i falli di gioco da vicino.

 

 

Perché in molti sport sono cambiate le regole in funzione dei tempi televisivi?

Perché la televisione ha imposto la sua egemonia. L’avvenimento sportivo è diventato talmente costoso che la tv pubblica non riesce più a permettersi i diritti e quasi tutte le dirette sono in mano alla pay tv. Ormai lo sport è commercializzato. Da una parte più investimenti, dall’altra più pubblicità.

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