A poche ore dalla serata conclusiva del festival FICTS, tracciamo un bilancio dell’edizione 2014 insieme al presidente, il Prof. Franco Ascani
Il FICTS è un festival a ingresso libero, che in pochi giorni e serate riesce a raccontare la bellezza del gesto agonistico e tutta la passione degli atleti nelle discipline individuali e a squadre. Il presidente del festival FICTS (Fédération Internationale Cinéma Télévision Sportifs) fa il bilancio dell’edizione 2014 insieme al Daily di Milano Film Network.
«Qui a Milano abbiamo costruito un patrimonio culturale fortemente connotato da un respiro internazionale che si basa sulla partecipazione di centotredici Stati membri e ci teniamo a difenderlo, promuoverlo e farlo conoscere ai nostri cittadini.».
È soddisfatto di questa edizione?
Direi di sì. Sono soddisfatto dei commenti ricevuti dagli ospiti e dei momenti di dibattito. Per fare un esempio, durante l'incontro sul mercato e i diritti televisivi con gli operatori di settore e i produttori è emerso un confronto stimolante. Persone con esperienze e culture diverse hanno espresso il loro apprezzamento per la formula proposta dal festival 2014. Questo ci ha dato nuova carica per proseguire un percorso comune a tutte le tappe internazionali di FICTS.
Come valuta l’affluenza di pubblico?
Si è distribuita equamente in tutti gli eventi. Ho visto un grande movimento di persone tra i corridoi, nelle sale di proiezione e le mostre. Non si possono prevedere tutte le preferenze del pubblico. È capitato che alcune sale non fossero abbastanza capienti per ospitare gli spettatori in attesa. Cerchiamo di rintracciare le principali tendenze ed esigenze del pubblico di FICTS, ma definirle con precisione è difficile.
Qual è il ruolo di Sport Movies & TV Fest?
Cerchiamo di creare opportunità. Diamo visibilità e sostegno anche alle piccole produzioni che altrimenti non ne avrebbero. Sono fermamente convinto che stiamo facendo qualcosa di utile. Un film che presentiamo a Milano possiamo mandarlo ad altri festival, creando così nuove opportunità distributive.
Oltre allo “sport” qual è il criterio di selezione?
Qualcuno mi ha chiesto quando un film può definirsi “sportivo”. L'importante è che lo sport ci sia e che sia un elemento forte all'interno dell’opera. Ma l’elemento fondamentale è l’etica: credo sia il principale criterio esclusivo per selezionare i film FICTS.
Il cinema sportivo - fiction o documentario - comincia a essere una tendenza anche nei principali festival di cinema?
I grandi festival di cinema del nostro paese - come Venezia, Torino e Roma - si stanno orientando estemporaneamente verso tematiche sportive. Sempre più spesso nelle rassegne internazionali si vedono film o fiction sullo sport, anche se con un significato abitualmente più vicino al sociale o all'aspetto umano che non all'agonismo. Per esempio, Mennea segreto era stato presentato di recente al festival di Roma.
Qual è il suo sport preferito? E quale, secondo lei, si presta meglio alla ripresa televisiva o cinematografica?
Oserei dire che lo sport meno cinematografico è il calcio. Anche se abbiamo dovuto fare due sezioni in più per accogliere tutti i film sull'argomento. Quello che funziona meglio è il pugilato. Non tanto Rocky, quanto piuttosto Lassù qualcuno mi ama e Toro scatenato.
Esiste un’indagine che rivela la disciplina sportiva più “amata” dal cinema: al primo posto il pugilato, al secondo il baseball e al terzo il calcio.
Ricorda qualche titolo memorabile di cinema e boxe passato al festival?
Nel 1984, in occasione del centenario dell'invenzione del cinema, FICTS ha restaurato due rari filmati dei fratelli Lumière che mostrano il gioco delle bocce e la boxe nelle botti, Boxeurs en tonneaux (1897, esibiva un incontro comico tra due omoni che combattevano dentro due botti di vino vuote, ndr). Anche se Boxeurs en tonneaux non aveva a che fare con il "professionismo" dello sport si rivelò una proiezione "storica" e indimenticabile non solo per i cinefili.
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