MAMMA RUSSIA NON VI VUOLE

MAMMA RUSSIA NON VI VUOLE
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Yulia Matsiy, regista di Invano mi odiano,  racconta il suo documentario:«Essere cristiani e gay non è una contraddizione»

 

Se fossimo state in Russia io e Yulia Matsiy, moscovita che vive da sette anni a Milano, ci saremmo incontrate nella cucina di casa sua, davanti a una tazza di tè. Ma ci troviamo in Italia e così ci diamo appuntamento in un caffè per parlare del suo primo film Invano mi odiano, uno spaccato della Russia oggi, a partire dalla comunità cristiana LGBT messa all’angolo dalla crescente omofobia. Taglio asimmetrico, spessa linea di eyeliner, Yulia ha 25 anni e una personalità che non passa inosservata: è sicura e determinata, sa quello che vuole.

 

Come sei arrivata a questa storia?

Stavo lavorando a un documentario sui gay cattolici in Italia, anche qui essere credenti e essere omosessuali viene considerata una contraddizione. In quel periodo in Russia si approvava la legge 6.21, così sono andata a vedere cosa stava accadendo. Dopo un po’ che giravo mi sono resa conto di avere troppo materiale per un unico documentario, i due mondi poi erano troppo diversi per mentalità e contesto sociale. In quel momento per me era più urgente parlare della Russia, ora sto terminando anche il documentario sui cristiani LGBT italiani.

 

Potresti spiegarci meglio in cosa consiste la legge 6.21?

Come tutte le leggi russe anche questa è scritta in modo vago e poco comprensibile, così da poter essere applicata come fa più comodo.  Il primo articolo vieta «la propaganda ai minori dei rapporti non tradizionali»: così si veicolano due idee, una è che l’omosessualità è un credo e quindi può essere propagandato, acquisito o perso, può essere scelto o anche vietato. La seconda è che ci sono dei rapporti  tradizionali e giusti e altri che invece non lo sono. L’altro punto della legge,  quello meno conosciuto ma forse più perverso, proibisce di «formare nella mente dei minori l’idea errata di equivalenza dei rapporti tradizionali e non»; quindi  le coppie omosessuali con figli dovrebbero o nascondergli la propria relazione o insegnare che il loro è un amore sbagliato. Una legge come questa permette  la diffusione impunita di fenomeni omofobi.

 

Qual era la situazione della comunità LGBT prima della nuova onda repressiva del governo?

La società russa vede l’omosessualità come una forma di trasgressione, qualcosa che viene accettato finché “non fa male a nessuno”. Molti credono che essere gay voglia dire andare una volta a settimana in un gay club a cercare sesso facile. Questi locali sono una sorta di ghetto, dove tutto è possibile, basta che non arrivi nel mondo esterno. Parlare di diritti, protezione, matrimonio, adozione non è possibile. La comunità LGBT è vittima costante di scherno e discriminazione.

 

Hai avuto difficoltà mentre giravi in Russia?

Ho dovuto fare tutto in segreto, ma sono stata fortunata e non mi è successo niente. Una troupe olandese è stata scoperta e arrestata; solo grazie all’intervento dell’ambasciata non sono stati processati. Io sono russa se mi avessero scoperta non avrei avuto nessuna ambasciata a proteggermi e avrei rischiato di non poter più uscire dal paese!

 

Come sta andando la distribuzione del film?

Il mio obiettivo era quello di denunciare la situazione russa, di sensibilizzare il pubblico internazionale parlando attraverso questo argomento anche di altri problemi del mio paese, come la libertà di stampa o la laicità dello stato.  Sono soddisfatta perché, pur non avendo una distribuzione tradizionale, sta andando bene lo stesso. Ogni settimana sono in viaggio per presentare il mio film, sia in Italia, dove è stato proiettato in tutte le grandi città, sia all’estero;  il film è andato in Belgio, Germania, Gran Bretagna, USA, India. Ottenere il patrocinio di Amnesty International è stato di grande aiuto nella diffusione, oltre che un grande onore.

 

Cosa rappresenta per te la partecipazione al Mix?

Questo è un sogno che si realizza! Nel 2010 sono stata premiata proprio sul palco del Mix per il miglior spot “60 secondi contro la lesbofobia”. È un festival che ho sempre frequentato con interesse e quel giorno mi sono detta che prima o poi avrei partecipato anche io, dopo cinque anni ce l’ho fatta!

Concorso Doc, Sabato 21, ore 20.00, Eurolab

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