IL LUNGO VIAGGIO <br>DI LISANDRO ALONSO

IL LUNGO VIAGGIO
DI LISANDRO ALONSO

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Dalla Patagonia alla Danimarca. Dall'Ottocento a oggi e dal passato al futuro. Prima tappa di Filmmaker 2014. Destinazione cinema

 

 

Perché aprire la 34ª edizione di Filmmaker con un'opera 'liminale' in ogni sua forma?

Una prima risposta la possiamo trovare nella più profonda vocazione del festival milanese, volto a vedere e pensare un cinema nuovo e fuori dagli schemi, internazionale e libero. In seconda battuta possiamo ricordare il legame del giovane regista argentino con la manifestazione, sin dal suo primo lungometraggio La Libertad (2001). Terzo: la densità narrativa e stilistica, estetica e linguistica che denota Jauja (2014), già presentato al Festival di Cannes nella sezione Un certain regard.

 

Siamo nel 1882, nella vastità della Patagonia. Il Capitano danese Gunnar Dinesen (Viggo Mortensen), impegnato a combattere per l'esercito argentino durante la campagna di Conquista del Deserto, che di fatto nasconde il genocidio degli indigeni, è accompagnato dalla figlia quindicenne Ingeborg, unica figura femminile del luogo. La candida fanciulla, insidiata dal tenente Pittaluga, scappa in una fuga d'amore con Corto, un semplice soldato; e al padre non resta che mettersi in viaggio per ritrovarla.

 

Dopo l'incontro con alcuni uomini impegnati a scavare una trincea e la visione delle vittime del disertore sanguinario Zuluaga, seguendo un cane, Gunnar raccoglie indizi dell'amata figlia e giunge, dopo aver valicato montagne e percorso pianure, nella grotta di un'anziana donna. Dalle rocce di lava argentine, con un salto spazio-temporale, si arriva in Danimarca, nel castello dove dorme la fanciulla e dove, ancora una volta, grazie alla guida dello stesso cane, si torna con l'immagine di un tuffo del soldatino in acqua, negli spazi aperti della Patagonia.

 

Il viaggio cinematografico di Alonso, fotografato splendidamente da Timo Salminem, il cinematographer di Aki Kaurismaki, non manca di riferimenti letterari – Cuore di Tenebra – cinematografici – da Sentieri Selvaggi a Alejandro Jodorovsky, da Francis Ford Coppola, a Werner Herzog, pittorici – l'inquadratura è incorniciata da un mascherino 4:3 dai bordi stondati - stilistici - dal western all'ultima frontiera del surrealismo, la psicomagia.

 

Elementi eterogenei amalgamati sotto la lente di un caleidoscopio che perdono l'asse spazio-tempo per posizionarsi sul grado zero del cinema, che seguono la magica forma circolare della struttura narrativa, che includono lo spettatore in un'opera aperta, lasciandolo cartografare la propria rotta in un percorso multisensoriale dove la storia è un non-sense, la musica silenzio, la vita ricerca costante.

 

Jauja di Lisandro Alonso, ven. 28 novembre, ore 21.30, Cinema Arcobaleno, Sala 300

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