UN TEATRO COME COMUNITÀ

UN TEATRO COME COMUNITÀ
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Donatella Massimilla, direttrice artistica del CETEC, sarà presente al festival in occasione della 53° Giornata Internazionale del Teatro e della 2° Giornata Nazionale del Teatro in Carcere con l’evento speciale Viaggio da Dentro e Fuori San Vittore Globe Theatre

 

«I veri maestri del teatro è più facile trovarli lontano dal palcoscenico. E in genere non hanno alcun interesse per il teatro come macchina che replica convenzioni e che riproduce cliché». Queste parole di Krzysztof Warlikowski rispecchiano bene la missione di Donatella Massimilla e del CETEC, il Centro Europeo di Teatro e Carcere. Romana, classe 1961, attrice, regista di teatro e direttrice artistica del Centro, la raggiungiamo via telefono mentre sta lavorando. Infatti è nel pieno delle prove dell’evento speciale Viaggio da dentro e fuori San Vittore, in programma questa sera al festival.

 

Come mai hai deciso di dedicarti al teatro sociale?

Ho iniziato a fare Teatro in carcere 20 anni fa, una scelta compiuta con grande passione. Ho incontrato diversi maestri in passato, come Jerzi Grotowski, che mi hanno insegnato che il teatro non è quello delle poltrone di velluto rosso, ma quello che si realizza in luoghi “altri” e da regista ho deciso di vivere quei posti: dall’ospedale psichiatrico giudiziario a Cambridge a San Vittore, dove non esiste un teatro e  le nostre drammaturgie nascono nei corridoi e nei cortili. Tutto ciò mi fa sentire il teatro vivo e necessario alle persone che vogliono cambiare,

 

Cosa vedremo durante l’evento Sguardi Edge: Viaggio da dentro e fuori San Vittore Globe Theatre?

Si tratta di una performance intermediale che unisce immagini girate dentro al carcere di San Vittore alla performance teatrale Dentro e fuori San Vittore Globe Theatre, lo spettacolo che abbiamo portato al Piccolo Teatro Studio a novembre. Frammenti e testimonianze degli attori ex detenuti protagonisti di questo spettacolo che rappresenta un cerchio, sia dal punto di vista drammaturgico che da quello della storia del nostro gruppo di lavoro come CETEC attraverso gli autori che amiamo di più. Si tratta di una drammaturgia a quadri che parte da Alda Merini con Le Donne Folli Meriniane, al Macbeth di Giovanni Testori, un testo un po’ padano, un po’ latino e italiano contro il potere, fino al finale di trasformazione sognante e positivo ispirato al Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare..

 

Un cerchio che si chiude anche per gli attori quindi?

In un certo senso sì, infatti si può dire che questo spettacolo rispecchi il percorso trasformativo di questi uomini e donne che hanno continuato a lavorare con noi anche da persone libere. Quando il teatro sociale è fatto con qualità, artistiche e umane, può creare in un vero inserimento sociale. Un ritorno riconciliativo e rappacificante  alla società grazie al teatro che permette di non tornare in carcere, ma di andare avanti nella vita.

 

Quali sono i prossimi progetti della compagnia?

Durante Expo creeremo la prima Ape Car europea di Street Theatre e Street Food.

Un progetto di teatro e cibo che darà la possibilità di fare merende bio davanti alle scuole delle periferie milanesi.

 

Un viaggio da fuori e dentro San Vittore, Evento Speciale Giornata Internazionale del Teatro, ven 27, ore 18:30, Spazio Oberdan

 

*foto di Marica Moretti

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