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UN CONIGLIO PER AMICO
di Benedetta Diamanti

Un on the road dai contorni mitologici nella Grecia contemporanea, è Xenía di Panos H. Koutras, che ha fatto al Mix il tutto esaurito. Ne parliamo col regista

Dany e Odysseas sono fratelli, ma non potrebbero essere più diversi: uno è fieramente gay, esuberante e appariscente, l’altro è più maturo e tranquillo. In comune hanno la passione per la musica di Patty Pravo e la necessità di ritrovare il padre greco che non li ha mai riconosciuti, la madre infatti era albanese e allo scoccare dei  18 anni diventeranno stranieri in terra natale. Xenía è un’Odissea moderna, un viaggio in cui si incontrano personaggi strani, un romanzo di formazione nella Grecia contemporanea. Panos H. Koutras  è uno dei nomi di punta di quella che viene già definita la nuova onda del cinema greco, esplosa negli ultimi anni quasi come forma di resistenza alla crisi economica del paese. Incontriamo Koutras nei piani alti dello Strehler, cordiale e alla mano ci racconta il suo film, che uscirà presto nelle sale italiane col titolo di Pazza idea.

Nell’antica Grecia il concetto di Xenía, di ospitalità, aveva un valore altissimo. Che cosa ne rimane oggi, a parte un hotel di lusso abbandonato?

Il significato di questa parola era molto complesso,  aveva a che fare con la religione, lo xenos, l’ospite, era sacro. Bisognava dare riparo, protezione, cibo al viandante, che era tenuto a fare lo stesso in cambio. Non era una questione di bontà ma di diplomazia, si garantivano così rapporti pacifici con gli stranieri. Oggi invece gli immigrati sono come zombie, non possono esistere, non possono avere un nome, sono gli intoccabili della nostra società. Specie in paesi come i nostri, in cui la crisi economica è più forte, credo che dovremmo stare molto attenti a non perdere l’umanità.

Perché ha scelto di raccontare degli adolescenti?

L’adolescenza è stato un periodo molto importante per me, un momento carico di tensione. Volevo fare un film su questo tema prima di diventare troppo vecchio per ricordare di cosa si trattasse. Inoltre credo che in tempi difficili come questi siano soprattutto i giovani a risentirne, la maggior parte delle persone che abbandona il proprio paese in cerca di una vita migliore è costituita da giovani e mi sembrava giusto farne un film.

Come ha scelto gli attori protagonisti?

È stato un lavoro lungo, ci ho messo un anno e mezzo. Volevo due attori che fossero giovani più o meno  come Dany e Odysseas, che nel film hanno 16 e 18 anni, poi dovevano avere origini albanesi come i loro personaggi e ovviamente avere anche talento. È stato molto difficile trovarli, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

Patty Pravo nel suo film è considerata una dea. Quando ha scoperto le sue canzoni?

Fin da piccolo ero affascinato da questa donna così bella, dalla sua voce meravigliosa, la sua immagine di cattiva ragazza, il suo essere una ribelle, fuori dagli schemi ha avuto sempre una forte attrattiva su di me. Anche per me Patty Pravo è una dea! Mi interessano molto le icone gay, donne come Judie Garland o Janis Joplin.

La sua narrazione unisce il mondo reale a un mondo fantastico, popolato di animali parlanti. Da dove nasce questa suggestione?

Ricreo la realtà in cui vivo, sono un artista, uno scrittore, la mia vita è popolata di strani personaggi immaginari. Anche io mi sento sospeso tra realtà e fantasia, per me è normale trasporre questo mio universo parallelo nei film. Spesso quando ci si rifugia nella fantasia è perché si vuole fuggire da qualcosa, è quello che fa Dany, che si costruisce un mondo immaginario per salvarsi da una realtà dolorosa. Presto o tardi però si deve crescere, anche Dany, come tutti noi, a un certo punto ha dovuto uccidere il suo coniglio bianco.