IL PAESE DEL SILENZIO <br>E DELLA GELOSIA

IL PAESE DEL SILENZIO
E DELLA GELOSIA

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Ne La mujer de la esclavina del cileno Alfonso Gazitùa si consuma sottotraccia un dramma intimo e scostante, intrecciato alla cronaca di una manifestazione folkloristica di straordinaria forza metaforica

 

Il film del regista cileno Alfonso Gazitùa si apre e si chiude sul canto dolente di una donna sola. La vita di Carmen scorre tranquilla, tra il lavoro di sarta e l'amore per il compagno Juan, mentre la città è in fermento per i preparativi della festa religiosa di Quasimodo. È lei a cucire i costumi per i vicini e gli amici, a trascorrere le lente giornate che precedono l'evento, chiusa nell'isolamento della sua casa. Tiene insieme i pezzi di una famiglia non del tutto convenzionale. Presto veniamo a sapere che i rapporti con l'uomo non sono poi così idilliaci e che la figlia di Carmen, che vive con loro, non dà segni di disagio.

La situazione precipita quando Carmen scopre che Isabel, la ex ragazza di Juan, è tornata in città e che i due si sono incontrati. La gelosia esplode con la forza di un melodramma d'altri tempi e si consuma nell'ossessione e nel senso di colpa per la perdita del bimbo avuto da Juan. Lo leggiamo negli sguardi spaventati  e nel cuore ferito della protagonista (Marcela Millie). 

Nella prima parte prevale un ritmo lento e un lieve compiacimento estetizzante. Nella seconda invece si realizza una vera rivoluzione espressiva in un crescendo di tensioni. La donna pare un animale braccato, vittima degli eventi, eppure colpevole. La scena del delitto è seguita  dal rapido rientro in una casa, che ormai non è più un rifugio, ma una gabbia. 

La stessa processione che fa da sfondo alla vicenda si fa chiara metafora: una folla di uomini mascherati - alla ricerca di un miracolo o forse solo di una speranza - si aggrappa alla ripetizione fedele di un atto più folkloristico che religioso. Ne emerge un dramma intimo e scostante, raccontato con tocco delicato e giusta distanza. La colonna sonora è quasi completamente diegetica (“suonata” in campo) e alternata a frammenti di trasmissioni radiofoniche.

Un fruscio di cambio di frequenza. L’autore riesce a sintonizzarsi su onde emotive forti e spiazzanti.

 

La mujer de la esclavina di Alfonso Gazitùa, Concorso Lungometraggi, oggi 9 maggio ore 17.00, Auditorium San Fedele

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