NON SOLO CINEMA

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Oltre ai film, l’arte africana che ha influenzato Picasso e Matisse è in mostra fino al 30 agosto presso il nuovo Museo delle Culture di Via Tortona

 

A Milano, in quello che una volta era l’Ansaldo di Via Tortona, ha da poco aperto il Museo delle Culture. Era il 1990 quando il Comune acquistò quegli spazi per destinarli ad attività culturali e ricreative. Dal 27 marzo scorso il MUDEC ha nuovamente aperto le sue porte, diventando il luogo d’incontro tra diverse culture del mondo.

La mostra Africa. La terra degli spiriti inaugura gli spazi espositivi del museo (fino al 30 Agosto 2015), offrendo al pubblico un percorso che, con oltre 270 pezzi, rivela l’arte, la cultura e la tradizione del continente africano sub sahariano. 

La sensazione che si prova spostandosi tra le sei sale che compongono l’esposizione è quella di estraneità e familiarità allo stesso tempo. Se da un lato infatti le sculture in legno e le maschere contornate da piume e tessuti ci appaiono lontanissime dal nostro immaginario artistico e culturale, dall’altro c’è qualcosa di assolutamente vicino ai nostri canoni estetici. Come non riconoscere infatti il tratto di certi quadri di Picasso o di Matisse nei volti e nelle sembianze dei soggetti di queste sculture africane? Gli storici dell’arte attribuiscono la scoperta dell’art nègre proprio agli artisti delle avanguardie storiche. Furono perlopiù i francesi e i tedeschi a essere “rapiti” da questo tipo di espressione artistica poiché spinti dalla ricerca di nuovi stimoli creativi. 

Il rapporto più longevo e noto con le opere africane fu proprio quello di Pablo Picasso tanto che l’influsso dell’arte nera è percepibile in molte delle sue opere. Pensiamo a Demoiselles d’Avignon in cui due teste di donna si differenziano dalle altre proprio per quella plasticità e irregolarità tipica delle maschere africane.

L’influenza di questi stili nella definizione di alcuni linguaggi artistici europei è quindi evidentemente nota al visitatore. Ma racchiudere le opere che sono in mostra sotto un’etichetta formale sarebbe un errore. L’obiettivo del percorso è anche quello di restituire all’oggetto africano lo status di opera d’arte a tutti gli effetti, con precisi valori simbolici e canoni estetici. Le maschere che lo sguardo occidentale associa alle opere “cubiste”, erano per le popolazioni africane accessori da indossare durante le cerimonie e i riti sacri. L’aspetto religioso, sempre presente nella cultura africana, s’intreccia all’arte, alla magia, agli spiriti e alla stregoneria, dando vita ai feticci, sculture di figure magico-religiose dai poteri sovrannaturali. Un percorso interdisciplinare quindi, che esplorando i diversi aspetti della vita quotidiana, accompagna il visitatore alla scoperta delle tradizioni delle diverse tribù africane. 

Quell’arte che fino agli anni Sessanta non veniva neanche definita tale poiché destinata a uso e distribuzione locali, trova oggi posto nei grandi musei  del mondo, accanto ai resti di capitelli greci o alle opere del Rinascimento italiano. Si è dovuto prendere atto che l’arte nera non solo ha delle specifiche caratteristiche formali e simboliche: quando queste opere sono state scoperte e trovate, “una nuova e intensa vitalità si manifestò in tutti i campi dell’estetica e l’arte europea, che sembrava appassita, fiorì una volta di più” (Paul Guillaume, L’art nègre e le avanguardie storiche).

 

 

MUDEC – Museo delle Culture

Via Tortona 56, Milano

27 Marzo – 30 Agosto 2015

 

Durante il Festival Africano d’Asia e America Latina il MUDEC ospiterà – presso il suo auditorium - anche sei titoli restaurati dal World Cinema Project di Martin Scorsese:

Come Back, Africa di Lionel Rogosin (giovedì 7 maggio, ore 19.30)

El-Fallâh el-fasîh – The Eloquent Peasant e Al momia – The Night of the Counting Years di Shadi Abdel Salam (venerdì 8 maggio, ore 19.30)

Borom Sarret di Sembène Ousmane e Touki Bouki di Djibril Diop Mambéty (sabato 9 maggio, ore 19.30)

Transes di Ahmed El Maanouni (domenica 10, ore 19.30)

 

 

 

 

 

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