TESTI NON HA PAURA DEL BUIO

TESTI NON HA PAURA DEL BUIO
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Giorgio Testi, romano di nascita e londinese d’adozione, è il regista delle rock band più famose. Anche gli Afterhours hanno voluto lui per le riprese del concertone del 26 marzo 2014 all’Alcatraz. Hai paura del buio?, disco del 1997, diventa docu-film grazie a otto videocamere e all’audio in multitraccia.

 

Come mai hai scelto il MFF per proiettare il tuo ultimo lavoro?

Il concerto ripreso nel film era a Milano e oggi finisce il tour HPDB?, una coincidenza perfetta per la proiezione sul grande schermo. 70 minuti di concerto vero e proprio, non ci sono interruzioni documentaristiche o chiacchiere tra una canzone e l’altra, tutto è girato in maniera molto intima. Vederlo alla prima sarà una bella esperienza, non vedo l’ora.

 

Com’è nata la collaborazione con gli Afterhours?

Appena ho letto dell'idea di portare in tour il disco nella sua interezza, da loro fan di lungo corso, ho pensato che andava documentato. Era un’occasione irripetibile da non farsi sfuggire, doveva diventare un concert film. Ho contattato il loro management via e-mail e dopo un paio di giorni ho ricevuto una risposta positiva.

 

Hanno seguito il montaggio del documentario o hanno preferito vedere il film già finito?

Il montaggio è avvenuto a Londra, ma la band riceveva il materiale come work in progress e mi dava indicazioni via e-mail o telefonicamente durante tutta la lavorazione.

 

Che significato ha per te il disco Hai paura del buio?

È uno dei pochi dischi che posso ascoltare dall’inizio alla fine senza sentire il bisogno di saltare da una traccia a l’altra, un po’ come un film. Rappresenta la colonna sonora di un pezzo della mia vita, forse il più importante. Gli anni tra i 19 e 22 sono fondamentali perché sono una fase di transizione tra la tarda adolescenza e l’età adulta. Parlando di musica italiana HPDB? - insieme a Sempre più vicini dei Casino Royale, 17 Re dei Litfiba e al primo disco dei Subsonica - è uno dei miei preferiti.

 

Nella tua carriera hai lavorato con artisti molto famosi a livello internazionale come i Rolling Stones, gli Oasis, ultimamente Damon Albarn ma anche Amy Winehouse. Com’è stato collaborare con loro?

Manuel Agnelli ha influenzato la mia vita più degli artisti da te citati. Lavorare con gli After, da un punto di vista personale ed emotivo, è stata un’esperienza unica. Spero sia l’inizio di una lunga collaborazione perché mi sono trovato bene sia nel lavoro che a livello umano.

 

Thriller diretto da John Landis ha segnato una svolta nella concezione del videoclip. Poi c’è stato un lento declino, in particolare con l’avvento di forme alternative di fruizione musicale. Credi che il videoclip stia tornando a essere l’accompagnamento del singolo oppure subirà una nuova evoluzione?

Ha sempre un ruolo importante, si è evoluto insieme al resto. Credo stia tornando forte come prima, almeno all’estero dove i budget per fare i video sono ancora decenti e si trovano con maggiore facilità sponsor che supportano i progetti.

 

Da dieci anni vivi e lavori a Londra. Un altro caso di cervello – oltre che di occhio e orecchio – fuggito all’estero? Cosa hai trovato in territorio britannico che in Italia non c’è?

In un’epoca come questa dove viaggiare e comunicare con gente dall’altra parte del mondo è di una semplicità estrema, parlare di fuga di cervelli mi sembra sbagliato. Piuttosto ci si dovrebbe stupire quando i cervelli se ne restano in Italia, dove non avranno sbocchi professionali adeguati ancora per svariate generazioni. L’Italia, purtroppo, è arretrata sotto tanti punti di vista. È almeno un decennio indietro rispetto ad altri Paesi. A Londra se hai delle ambizioni le puoi realizzare. È un po’ come ai tempi dei miei genitori: la gente lasciava i paesi per realizzarsi nelle grandi città. 

 

Hai studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, ma il tuo percorso professionale è strettamente intrecciato al mondo della musica. Passione o caso?

Entrambi. Ho studiato suono al CSC per poi passare alla regia. Ho sempre avuto la passione per la musica. A Roma andavo a quanti più concerti possibile. A un certo punto i miei studi e le mie passioni si sono intrecciati e ho portato all’interno dell’ambito musicale quello che avevo imparato di cinema. È accaduto nel momento giusto.

 

The Outsiders

Hai paura del buio? Il film, dom. 14, ore 21.30, Parco Sempione.

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