Ultimo Evento Speciale di Filmmaker 2014, l'antologia visiva di Francesco Ballo sui due primi attori del cinema muto, è un omaggio alla modernità di una coppia fantastica, «in cui nessuno faceva da spalla all'altro»
Due occhi grandi e un maglione spesso. Si presenta così Francesco Ballo, origini milanesi, docente di Storia del cinema e del video all'Accademia di Belle Arti di Brera, regista e autore di innumerevoli opere – video, saggi e libri – sul cinema muto, ideatore e curatore della rassegna Videozero e direttore di una collana per Falsopiano.
È autore di Buster Keaton (1982) e Tutti i film di Clint Eastwood, regista di Variazioni Keaton 1: Hard Luck e Variazioni Keaton 2: DayDreams (2002, con Luca Mosso), di Buster Keaton di corsa (2003) e Note su Sherlock Jr.di Buster Keaton (2009, con Paolo Darra). Ed è il “custode” del mondo Keatoniano, il “pozzo” antologico del sapere cinematografico nel genere del muto, dietro cui si cela una dolcezza, un'umiltà e disponibilità disarmante.
Da inesperta del cinema di gag dal ritmo perfetto, attacco con la prima domanda ma mi accorgo senza esitazioni che è quasi lui a intervistare me: «Ci sei? Dimmi se devo andare più piano». Non poteva chiudere meglio l'edizione Filmmaker 2014 per la sezione eventi speciali: dall'anarchico Bruno Bigoni all'antologico Francesco Ballo.
Non si potrebbe definire altrimenti l'ultimo e meticoloso ritratto visuale della fantastica coppia costituita da Roscoe Fatty Arbuckle e Buster Keaton: «Diciotto minuti che racchiudono tutti gli elementi comici realizzabili nell'arco di tempo che va dal 1917, anno di The Butcher Boy, fino al 1919, anno di The Garage, ultimo film diretto da Arbuckle con il duo protagonista assoluto».
Un omaggio a due artisti della risata: uno, attore strapagato destinato a fine ingloriosa dopo uno scandalo a sfondo sessuale; l’altro in procinto di passare dietro la macchina da presa. Un videosaggio, ultimo capitolo di una tetralogia che ripercorre i quindici lungometraggi della loro breve ma intensissima stagione creativa, affidandosi non a una sequenza cronologica, ma alla libera assonanza visiva. Da The Butcher Boy, esordio di Keaton sul grande schermo, a The Cook, da Backstage a The Garage in un montaggio realizzato con Federico Frefel, tesista dell'autore, dove, a ritmo di musica e silenzi - da Bix Beiderbecke a John Coltrane e da Corelli a Bach - di travestimenti e ammiccamenti, i corpi antitetici ma complementari s'inseguono, come piume leggere, sul grande schermo. Per poi cadere in acqua o volare, sulle ali del cinema. «Ci sei?» riprende il regista; e a me non resta, come in una gag degli anni Venti, che annuire. «L'abbiamo scritta insieme questa intervista», chiosa l'autore della Fantastica coppia.
Cosa ti lega così nel profondo alla figura di Buster Keaton?
Keaton è un artista che ho amato di più nel periodo della cinefilia, sino agli anni Sessanta. Ma in questa conversazione vorrei parlare di Roscoe, perché è l'ultimo autore/attore grasso ma al contempo scattante che dirige i suoi film. L'ho rivisto nelle opere dal '17 al '19, quando lancerà Keaton nel mondo del cinema: il loro è stato un incontro decisivo, determinante, tanto quanto lo furono i genitori di Buster, Joseph e Myra, nell'averlo introdotto al vaudeville.
Keaton e Arbuckle: una coppia un po' strana... perché volerli insieme sullo schermo?
Sono una coppia leggendaria per le movenze, il ritmo, i movimenti speculari; pur nella profonda diversità dei loro corpi: Roscoe è grasso, tondo, dal volto di eterno adolescente che tutto desidera e tutto vuole. Mentre Buster è piccolo, atletico, scattante, antitetico al suo compagno. Insieme costruiscono una coppia che non ha una spalla, sono tutti e due primi attori, anche se Buster nei primi anni prende molto da Roncoe. Si completano quando giocano sulla scena.
Una questione importante nell'ottica del montaggio allora... come hai operato?
Ho voluto evidenziare nel montaggio, organizzato con un mio ex tesista, Federico Frefel, come i due personaggi siano moderni e inventivi nelle battute visive e nei tempi comici. È importante sottolineare quando Arbuckle regista non pretenda che l'altro sia soltanto una spalla.
Dove si nota questa parità di ruolo?
Si può vedere proprio nelle sequenze che ho scelto. Keaton infatti diventa complice di Arbuckle per le invenzioni burlesche tratte direttamente dal vaudeville, per la ricerca più profonda nella costruzione delle azioni comiche e delle gag. Tanto da raggiungere quelle potenzialità espressive che i due attori insieme sulla scena manifestano anche durante i più grotteschi travestimenti. Penso che Roscoe e Keaton insieme rappresentino il punto più elevato della comicità a due durante gli anni del cinema muto. Sono autonomi e complementari e vanno oltre lo slapstick degli anni '10.
Come hai gestito il lavoro sulle musiche?
Ho voluto sperimentare un accompagnamento musicale diverso. Solo poche note che non devono assolutamente sovrastare il ritmo musicale dell'azione visiva. È molto difficile accompagnare il film muto; molto spesso ci sono arrangiamenti tautologici che vanificano le sorprese visive. Si sa che durante il cinema muto c'era solo qualche accenno musicale, oggi è il contrario. Quasi che l'opera filmica diventi inferiore all'opera musicale. Il mio è proprio solo un accompagnamento: poche note di grandi autori che non devono sovrastare il ritmo che è già musicale nell'azione visiva. Quindi brevi brani, silenzio e altri brevi brani...
Quali sono stati gli eredi di Buster Keaton?
Jaques Tati con Play Time, ma siamo sempre indietro con gli anni. La grandezza di Keaton era la composizione dello spazio, penso allora anche ai quadri degli anni '20, all'occhio rinascimentale di Malevich. Keaton è un empirista americano, è un inventore del metodo: lo studia, lo manipola, lo fa suo, come un pittore nella preparazione di una tela.
E lo spettatore, davanti alla fantastica coppia, chi è?
È uno spettatore universale, nazionale, atemporale; perché è in un cinema della gag come linguaggio, è l'azione che diviene parola visiva, da proiettare a ogni parallelo del planisfero. Vedi i miei libri (e riapre la grossa monografia) io inserisco sempre tanti fotogrammi, quasi per comporre, anche nei testi scritti, un'antologia visiva.
Pensi che possa tornate il muto, oggi?
Buster Keaton degli anni '20, nella società d'oggi si sentirebbe spaurito. Ma ci sono filmmaker, artisti, che lavorano con i suoi stessi elementi grotteschi, caustici, comici.
Che cosa vedi e che cosa vorresti per la generazione alla quale insegni?
Dall'Accademia di Urbino sono passato a quella di Bologna per poi arrivare a Milano. Vedo giovani troppo veloci (anche se non tutti), li vorrei far riflettere, appassionare, emozionare. Sono stritolati dal sistema di una cultura che non ha più il valore di una volta.
A lezione faccio vedere i film, poi ne parliamo insieme. E dico: «Se il cinema è quello che vuoi fare, fallo. Parti».
La fantastica coppia. Roscoe Arbuckle e Buster Keaton di Francesco Ballo, Evento Speciale, lun 8 dicembre, ore 15.00, Spazio Oberdan