DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI CINEMA

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI CINEMA
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Giulio Sangiorgio, redattore di FilmTv e giurato del Concorso Cortometraggi MFF, presenta in esclusiva al nostro quotidiano il workshop di critica militante che terrà domani mattina alla Scatola Magica. Ci parla anche del valore dello sguardo critico e della potenza di certo cinema contemporaneo

 

Critico cinematografico da oltre undici anni Giulio Sangiorgio difende un cinema dallo sguardo obliquo, capace di ridestare lo spettatore dall'assuefazione all'immagine tipica della nostra società.

Qui al XX Milano Film Festival è nella doppia veste di giurato del concorso cortometraggi e curatore di un workshop di critica cinematografica.

 

Puoi dirci qual è la tua formazione visto il tuo ruolo di “formatore” nel workshop che terrai domani?

La mia formazione è quasi tutta da autodidatta: ho iniziato a scrivere a vent'anni, quindi undici anni fa, su Duellanti dopo avere partecipato a un seminario curato dalla rivista. Da lì ho iniziato a scrivere su riviste cartacee e web come Gli spietati e a lavorare anche all'interno di alcune redazioni. Da una decina d’anni organizzo corsi e laboratori di storia e critica del cinema. Oggi lavoro a Film Tv, seleziono film per Filmmaker, curo libri per Bietti.

 

Perché hai scelto un titolo così “forte” per il workshop e cosa apprezzi maggiormente nel cinema contemporaneo?

La rivista Duel, che poi è diventata Duellanti, in un certo senso insegnava a non guardare il cinema soltanto per esprimere un giudizio semplicistico e personale ma per cercare di collegarlo al mondo fisico che ci circonda, alla politica, all'universo delle immagini. Quello che mi interessa ancora oggi è usare il cinema come strumento per capire quello che ci sta intorno. Cosa il cinema può dirci delle immagini in un mondo come il nostro fatto e vissuto soprattutto attraverso l'immagine? Il titolo è un omaggio alla mia fiducia nel cinema di oggi e un ammicco ai fan degli Afterhours.

 

Ho visto che il tuo workshop verte sulla “critica militante”. Cosa vuol dire per te essere un critico militante oggi e che valore ha la critica che, salvo eccezioni, sembra essere ormai quasi marginale sui quotidiani italiani? 

Io credo che la critica debba aiutare le persone che la leggono a usare il cinema come finestra sul mondo, a trovare delle illuminazioni e non limitarsi a esprimere, come purtroppo accade sempre più spesso,  un giudizio sul fatto che il film sia bello o brutto, quando in realtà i criteri qualitativi per valutare un film si evolvono continuamente.

 

Qual è l'idea principale alla base del workshop?

Il seminario è un'introduzione a dei film che possono essere utilizzati per comprendere il mondo e che hanno degli indizi e delle visioni di critica rispetto alle immagini. Quello che mi interessa maggiormente nel cinema oggi è trovare una zona molto critica rispetto all'indifferenza del flusso d'icone che ci stanno intorno. Molto spesso noi vediamo alternarsi immagini di morte e  immagini di guerra a notizie sportive e spot pubblicitari. Il cinema, anche in maniera aggressiva e prepotente, cerca di ri-sensibilizzarci all'immagine. L'idea è di portare i ragazzi che parteciperanno al workshop a interrogare i film: che cosa ci dicono? cosa vogliono da noi? che cosa stanno criticando? che sguardo obliquo ci stanno dando sulla realtà?

 

Cosa pensi delle nuove forme di fruizione del cinema come Netflix e in che modo credi possano aver influenzato i moduli linguistici del cinema?

Credo che mai come oggi si fruisca “cinema”, non più inteso classicamente come spazio-sala. Per questo una critica delle immagini è sempre più necessaria, anche se spesso è umiliata dall’opinionismo e dal giudizio ingiustificato. Penso che i nuovi cinefili siano molto fortunati: hanno la possibilità di vedere tantissimi film disponibili.

Il rischio però è che la cinefilia diventi qualcosa di “assolutistico”: molti giovani tendono a eccedere nella visione di film, dimenticandosi poi che esiste un reale con cui confrontarsi. Non si fa critica, se la mattina non si comprano i quotidiani.

 

Come sei stato coinvolto dal MFF? Puoi raccontarmi qualcosa della tua attività di giurato?

Siamo stati chiamati come Bietti Heterotopia da Vincenzo Rossini. Io faccio parte del “triumvirato” di persone (con Claudio Bartolini e Ilaria Floreano) che ha preso in mano questa collana di saggistica cinematografica. Ci è stata affidata la giuria dei corti perchè credo abbiano individuato nella collana un nuovo possibile punto di riferimento nella saggistica cinematografica, branca dell'editoria che è molto spesso legata a modelli vecchi e superati.

 

Il workshop di critica militante di Giulio Sangiorgio si terrà domani domenica 13, dalle 11 alle 16.30, Scatola Magica. 

Per iscrizioni: sangiorgio@film.tv.it o direttamente in sede. Costo: 10 euro

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