In un panorama affollatissimo di festival e kermesse che si contendono i film e l’attenzione di spettatori e media, l’identità di Filmmaker è netta e riconoscibile: festival internazionale di cinema documentario, sperimentale e di ricerca a Milano dal 1980, Filmmaker è un laboratorio aperto alle collaborazioni, da sempre interessato a scoprire e a sostenere nuovi autori, nuove forme di cinema, nuove relazioni con il pubblico.
A Filmmaker, insieme alla visione dei film, si pensa, si progetta e si sostiene economicamente il nuovo cinema: in oltre trent’anni di attività il festival ha tenuto a battesimo almeno tre generazioni di registi italiani e prodotto più di 80 film, e tramite “mediatori” del valore di Frederick Wiseman, Johan van der Keuken, Luc e Jean-Pierre Dardenne, Rithy Panh, Errol Morris, Ulrich Seidl, Claire Simon e Ruth Beckermann ha diffuso vocazioni a vedere e a pensare un cinema nuovo e fuori dagli schemi, internazionale e libero.
Filmmaker è stata riconosciuta negli anni come l’iniziativa che più di ogni altra ha dato testimonianza di nuovi percorsi e nuove tendenze nel cinema. Ha promosso il lavoro di giovani registi, ha suscitato incontri tra grandi autori internazionali e il pubblico cittadino, ha favorito scambi tra esperienze anche di discipline diverse. La sua attività è stata sostenuta, negli anni, da enti pubblici, da case di produzione, da televisioni e da organismi che agiscono nel mercato audiovisivo.
Oggi Filmmaker è un festival completo dove il Concorso Internazionale e il fuori concorso, le Prospettive e la retrospettiva, il Fuori Formato e l’Expanded, i Moderns, il Teatro sconfinato e l’apporto al Workshop In Progress di Milano Film Network sono parte di un progetto armonico che da una parte offre al pubblico le migliori esperienze del cinema di ricerca contemporaneo e dall’altra semina idee e pratiche all’interno della comunità del giovane cinema milanese e italiano. Senza mai dimenticare il lavoro di approfondimento sulla storia del cinema, nella consapevolezza che non c’è innovazione senza conoscenza del passato.
In un panorama affollatissimo di festival e kermesse che si contendono i film e l’attenzione di spettatori e media, l’identità di Filmmaker è netta e riconoscibile: festival internazionale di cinema documentario, sperimentale e di ricerca a Milano dal 1980, Filmmaker è un laboratorio aperto alle collaborazioni, da sempre interessato a scoprire e a sostenere nuovi autori, nuove forme di cinema, nuove relazioni con il pubblico.
A Filmmaker, insieme alla visione dei film, si pensa, si progetta e si sostiene economicamente il nuovo cinema: in oltre trent’anni di attività il festival ha tenuto a battesimo almeno tre generazioni di registi italiani e prodotto più di 80 film, e tramite “mediatori” del valore di Frederick Wiseman, Johan van der Keuken, Luc e Jean-Pierre Dardenne, Rithy Panh, Errol Morris, Ulrich Seidl, Claire Simon e Ruth Beckermann ha diffuso vocazioni a vedere e a pensare un cinema nuovo e fuori dagli schemi, internazionale e libero.
Filmmaker è stata riconosciuta negli anni come l’iniziativa che più di ogni altra ha dato testimonianza di nuovi percorsi e nuove tendenze nel cinema. Ha promosso il lavoro di giovani registi, ha suscitato incontri tra grandi autori internazionali e il pubblico cittadino, ha favorito scambi tra esperienze anche di discipline diverse. La sua attività è stata sostenuta, negli anni, da enti pubblici, da case di produzione, da televisioni e da organismi che agiscono nel mercato audiovisivo.
Oggi Filmmaker è un festival completo dove il Concorso Internazionale e il fuori concorso, le Prospettive e la retrospettiva, il Fuori Formato e l’Expanded, i Moderns, il Teatro sconfinato e l’apporto al Workshop In Progress di Milano Film Network sono parte di un progetto armonico che da una parte offre al pubblico le migliori esperienze del cinema di ricerca contemporaneo e dall’altra semina idee e pratiche all’interno della comunità del giovane cinema milanese e italiano. Senza mai dimenticare il lavoro di approfondimento sulla storia del cinema, nella consapevolezza che non c’è innovazione senza conoscenza del passato.